Assertività e compiacenza: impara a dire NO!

Quanto è faticoso dire di no, dire quello che si pensa e farsi ascoltare?

Quanto è difficile sapere cosa si prova e riuscire a dirlo a sé stessi e agli altri?

Qual è il prezzo da pagare?

Si chiama compiacenza il desiderio di far cosa gradita a qualcuno , assumere atteggiamento eccessivamente accomodante, di tipo passivo o passivo aggressivo con tratti di sottomissione nei confronti degli altri per timore di non essere accettati o di non ricevere sufficiente stima e affetto.

Si chiama assertività la capacità di esprimere i propri bisogni, pensieri, opinioni e sentimenti in modo chiaro ed esplicito senza guastare i propri rapporti con gli altri.

I problemi di comunicazione si manifestano quando si è troppo passivi (tacendo) o troppo aggressivi (urlando o offendendo gli altri). Ciò porta ad avere problemi a dire “no” , a sacrificare i propri bisogni per rendere felici gli altri, a rimanere tranquilli o distaccati per evitare il conflitto. A volte invece la rabbia e il risentimento crescono fino a manifestare comportamenti passivo-aggressivi.

E’ un modo indiretto di esprimere la rabbia, come ad esempio lo stare in silenzio, che solitamente si usa quando si è insicuri nell’espressione diretta di sé e delle proprie emozioni.

E’ ciò che si chiama essere compiacenti.

La comunicazione aggressiva include comportamenti come urlare, fare gestacci minacciare o intimidire. Alcune persone sentono la necessità di esprimersi in questo modo per timore di non essere ascoltati, probabilmente sono stati a loro volta oggetto di una comunicazione aggressiva .

Le persone compiacenti fanno tutto quello che gli si chiede, dicono quello che si spera che dicano, sono sempre d’accordo con chi hanno di fronte.

Se gli si chiede cosa ne pensa, lascia decidere all’altro, a lui va bene tutto.

Non sa rispondere, ma è sicuramente d’accordo con il suo interlocutore. Lo si sentirà spesso dire: “Facciamo come vuoi tu!”

Arrivano a sorridere quando sono arrabbiati e sono pronti a soddisfare ogni richiesta. Sono persone che vivono dominate dalla paura di scontentare chiunque abbiano davanti . Questo modo di fare porta le loro relazioni verso il fallimento. Un fenomeno che non riescono a comprendere e ad accettare, convinti che lo sforzo di non deludere sia la migliore per far funzionare le cose.

Sono situazione di certo estreme.

Un po’ come nel film di Woody Allen. Zelig , il protagonista è vittima di una ignota malattia che si manifesta nella trasformazione psicosomatica dei tratti inconseguenza del contesto in cui l’individuo si trova.

E’ un uomo che non ha un sé né una personalità .

E’ letteralmente l’immagine proiettata degli altri, uno specchio che restituisce alle persone la propria immagine.

Bruno Bettelheim (presente nel film nel ruolo di se stesso) commenta così: “Se Zelig fosse psicotico o solo estremamente nevrotico , era un problema che noi medici discutevamo in continuazione. Personalmente mi sembrava che i suoi stati d’animo non fossero poi così diversi dalla norma, forse quelli di una persona normale, ben equilibrata e inserita, solo portata all’eccesso estremo. Mi pareva che in fondo si potesse considerare il conformista per antonomasia”»

È in questa accezione di personalità adattivamente camaleontica, di trasformismo identitario dipendente dal contesto ambientale, che è stata coniata in psichiatria la sindrome di Zelig .

E’ tuttavia pur vero che si è tutti desiderosi di piacere agli altri, ma ciò che fa la differenza è quanto il desiderio di piacere, di essere come gli altri conformandosi a ciò che viene percepito essere la richiesta ambientale porti a negare ciò che si è fino ad assumere una non identità.

Spesso è perchè si ha paura dell’abbandono.

Fin da piccoli si impara che all’occorrenza si può indossare la maschera di “colui che non delude” per avere dei vantaggi. C’è chi non riesce mai a togliersela per paura di deludere e di venire abbandonato, così che tutta la sua vita ne risente. Può essere dovuto al comportamento dei genitori o alle prime esperienze di incontro con il mondo esterno laddove ha sperimentato un altro che ha smesso di amarlo o lo ha distrutto con brutte parole e musi lunghi e di conseguenza tenta di tenerlo buono per evitare le sue reazioni.

E’ una strategia che si rivela fallimentare poichè alla fine quando gli altri scoprono, o percepiscono la finzione, non gliela perdonano, si sentono traditi nelle aspettative che quel comportamento aveva creato.

La finzione della bontà.

Chi fa di tutto per compiacere gli altri crede di essere una persona molto buona, ed è convinto che gli altri avranno pietà di lui. Gli altri però non sanno dei suoi sacrifici, non sanno che ha rinunciato alle sue idee, i suoi desideri, la sua verità in nome della relazione. Non si è mai mostrato realmente e per questo troverà difficilmente appagamento, e l’abbandono si realizzerà puntualmente.

E’ quindi fondamentale riconoscere le proprie esigenze.

Una eccessiva disponibilità porterà l’altro ad abituarsi a vederlo così e a non accettare cambiamenti. L’esigenza di adattarsi agli altri porta a non sapere più cosa si desidera e quando si rinfaccerà all’altro di non sentirsi riconosciuto nei sacrifici fatti, ciò farà apparire la bontà come interessata, e quindi manipolatoria.

La comunicazione assertiva è diretta , calma e rispettosa.

Permette di esprimere direttamente i sentimenti in modo che non facciano male o violino i diritti degli altri, implica quindi riuscire a dire di no, difendere i propri diritti senza trascurare quelli degli altri. L’assertività è la via di mezzo tra il passivo e l’aggressivo.

E’ una comunicazione sana .

Come si comunica in maniera assertiva?

I propri sentimenti vanno espressi in modo chiaro, calmo e rispettoso.

Non sono “giusti” o “sbagliati”.

Affermazioni in prima persona.

Utilizzare modalità diverse di esprimere il proprio sentire quali :” Mi sento mancare di rispetto quando sei in ritardo alle nostre riunioni. Mi piacerebbe che tu arrivassi in tempo”.

Iniziare la frase con “io” piuttosto che “tu”. Il “tu” tende ad essere colpevolizzante , portando ad una reazione difensiva . Ad esempio: “Mi sento frustrato quando arrivi a casa tardi senza chiamare” confrontato con: “Sei così sconsiderato. Quando arrivi a casa tardi potresti degnarti di avvisare” è senz’altro meglio. Si pongono le basi affinché gli altri ci ascoltino senza mettersi sulla difensiva. E’ la comunicazione ecologica una metodologia espressiva che consente di fare una critica costruttiva, risolvere conflitti ed esprimere il proprio sentire evitando giudizi negativi, approssimazioni e rivalità con gli altri.

Evitare generalizzazioni e qualificazioni, come “sempre” e “mai”.

Le persone raramente sono sempre sconsiderate. Le generalizzazioni innescano un approccio difensivo poco costruttivo.

E’ una pratica sulla quale ci si può allenare.

Riuscire ad essere assertivi non è semplice, può dipendere dal livello di autostima e dalle capacità relazionali con gli altri.

Per contro la convinzione di valere poco porterà non solo a non riuscire a riconoscere bisogni e desideri ma addirittura a soffocarli e a negare la loro esistenza mettendo in atto comportamenti talvolta passivi ma anche aggressivi con gli altri.

Se non so cosa voglio o se quanto sento è senz’altro sbagliato, fuori luogo, poco importante allora cercherò di stare all’ombra dell’altro laddove per me c’è maggiore speranza di sopravvivere o aggredirlo per difendermi.

Spesso dietro ad un comportamento compiacente o aggressivo si nascondono persone che hanno ricevuto un’educazione repressiva che ha impedito la libertà espressiva o sono spettatori in ambito familiare di comportamenti passivi verso il mondo interno ed esterno.

Il cattivo apprendimento di comportamenti per rispecchiamenti di condotte errate in ambito familiare.

Ci sono diversi fattori che possono rendere difficoltoso la capacità di esprimersi in modo efficace e assertivo.

Non sentirsi degno .

La mancanza di autostima, una profonda insicurezza porterà a credere di avere opinioni, bisogni o desideri poco degni e importanti, o addirittura sbagliati, di cui vergognarsi. Si arriva a credere che non val la pena lottare.

Voler mantenere la pace .

Il conflitto fa paura, essere in disaccordo risulta essere spesso sgradevole, difficile da sopportare, fa sentire soli. La paura del rifiuto è spesso presente, in particolare se lo si è già sperimentato in passato.

La mancanza di pratica .

Inizialmente potrebbe causare disagio, finchè non si imparerà ad usarla sperimentandola prima in contesti protetti e poi gradualmente in altri fino a riuscire a far valere il proprio punto di vista, imparare a dire di no e farsi valere nei vari ambiti di vita, sociale, affettivo, lavorativo.

Quali sono i vantaggi dell’assertività?

Sentirsi capiti

Quando si è compiacenti si nasconde sempre chi si è, al contrario quando si è assertivi ci si permette di mostrare il proprio punto di vista sul mondo ed essere capiti.

Soddisfare i propri bisogni.

Dire ciò che si vuole, che si tratti di un aumento o di un abbraccio aumenta la

possibilità di ottenerlo, poiché l’altro non legge nella mia mente.

Avere più autostima .

Le esperienze positive aumentano la sicurezza in sé stessi.

Migliorare le relazioni .

Un comportamento assertivo permette di esprimere stima e fare complimenti verso gli altri e sviluppare competenza sociale. Permette di parlare in pubblico e dialogare con nuove persone.

Sentire meno stress.

Uscire da un atteggiamento di chiusura permette di non camminare più in punta di piedi per evitare il conflitto e questo è liberatorio .

E’ importante chiedersi con chiarezza e calma quello che si vuole e si ha bisogno.

Praticare queste strategia aiuta a trovare il modo assertivo per comunicare sul lavoro e a casa.

Ci vuole pratica e non è facile all’inizio. Ma come la maggior parte delle cose, diventa più facile mano a mano che le si fanno. E’ come una piantina che cresce man mano che ce ne prendiamo cura.

Se sei interessato a questa pratica e vuoi riprendere contatto con i tuoi bisogni e desideri contatta il Centro Liberamente, ti aspettiamo.

a cura di Isabella Ruberto psicoterapeuta del Centro Liberamente

2020-12-05T21:22:42+01:00